“Mal comune mezzo gaudio” recita un proverbio che calza a pennello per consolarsi, quando ci si senti soli, infatti una cosa è certa: la solitudine, prima o poi, aspetta tutti al varco; tuttavia, un simile atteggiamento altro non è che un palliativo.
La vera soluzione per vincere la battaglia contro la solitudine non passa attraverso la consolazione, piuttosto necessita di azione e soprattutto di una doppia strategia.
La solitudine è un vero e proprio male che allontana chi ne soffre dal contesto sociale e ne mina la stabilità emotiva e fisica.
Nasce di solito come effetto collaterale di alcune situazioni importanti, come ad esempio lutti e separazioni, ma non solo, può essere anche una conseguenza di scelte apparentemente positive, come un trasferimento in un’altra città o nazione, che però, a un certo punto, mostrano il loro lato oscuro, quello dell’isolamento sociale.
È una condizione subdola, che avanza a piccoli passi: una sorta di sabbia mobile sociale di cui ci si accorge solo quando ormai è troppo tardi e, soprattutto, da cui è faticoso uscire.
Proprio per questa ragione, la solitudine non è da sottovalutare, liquidandola con un “passerà…”, spesso detto in maniera poco convinta, in quanto ha importanti riflessi sulla salute, essendo causa di depressione e problemi vascolari.
La solitudine è nemica della felicità, è la barriera che impedisce di raggiungere uno stato di benessere, quindi è a tutti gli effetti uno stato fisico e mentale da combattere; quindi, come in
tutti i conflitti, è importante conoscere il proprio nemico: da sempre, capire contro chi si sta combattendo è il primo passo verso la vittoria.
La solitudine è un sentimento progressivo, che ha la capacità di autoalimentarsi: a mano a mano che si manifesta porta le persone che ne soffrono ad assumere atteggiamenti di autocritica negativa, alimentati da pensieri distorti sulla realtà che stanno vivendo e accompagnati da apatia, tristezza e ansia sociale. Tutto ciò conduce inevitabilmente a una progressiva chiusura e al conseguente isolamento.
Questi sono sintomi inequivocabili da non ignorare.
Inoltre, il disagio causato dal senso di solitudine dà spesso origine a due atteggiamenti che si trasformano in benzina sul fuoco del disagio, creando un circolo vizioso:
Va da sé che l’aumento del senso di isolamento che ne deriva peggiora i pensieri cupi e genera maggiore distacco e ulteriore solitudine.
Polverizzare questa spirale negativa è l’obiettivo iniziale da raggiungere per riuscire a sconfiggere la solitudine, e per farlo bisogna mettere in atto la prima strategia.
Lavorare su sé stessi è fondamentale per uscire dal tunnel dell’isolamento, e, per farlo, i primi passi sono l’inizio di un lavoro sulla propria autostima e su tre aspetti che, più di altri, consolidano il disagio:
Il primo vero nemico che si deve superare nella lotta alla solitudine siamo proprio noi stessi!
Dobbiamo eliminare quel circolo nefasto di convinzioni e colpe, spesso infondate, che ci attribuiamo e che costituiscono solo alibi, che possono essere smontati solo attraverso un cambio di polarità della nostra attitudine.
È questa inversione del punto di vista, che punta al possibilismo e alla nostra adeguatezza, che deve essere oggetto del lavoro di rafforzamento del nostro Io: un percorso che passa dalle piccole certezze acquisite quotidianamente, che si devono però accompagnare a una seconda strategia.
Si, perché anche uscire dalla condizione di solitudine è una spirale, ma questa volta virtuosa, che si autoalimenta e che può avvenire solo se si unisce al lavoro su se stessi un’azione più concreta.
La seconda strategia, oltremodo importante, è quella rivolta verso l’esterno ed è costituita dall’apertura sociale e dalla ricerca di nuove conoscenze, e che può avvenire solo se anche la prima strategia è stata attivata.
Conoscere nuove persone può realizzarsi assecondando tre aspetti:
Sono aspetti operativi che ciascuno deve adeguare alla propria realtà, tuttavia la cosa importante è che esista alla base un atteggiamento di apertura e un’accoglienza di nuove situazioni che portino a entrare in contatto con nuove persone.
All’inizio non è importante definire in dettaglio il tipo di rapporti: cesellare quei rapporti sarà compito del tempo e della frequentazione: ciò che è fondamentale è creare connessioni.
Siamo animali sociali, non siamo fatti per stare soli. Questo assioma non occorre apprenderlo, è qualcosa di innato in ognuno, basta assecondarlo: per questo una volta rotto il ghiaccio farsi nuovi amici diventa come mangiare le ciliegie, uno tira l’altro.
L’amicizia è il vero antidoto alla solitudine.
Intessere rapporti sociali e decidere di farli diventare parte della nostra quotidianità è ciò che davvero dissolve il senso di solitudine e di isolamento.
Ma da dove cominciare a farsi nuovi amici?
I passi possono essere molteplici e tre sono le variabili che possono agire da filtro:
Tutte e tre possono agevolare o rendere più complicato conoscere gente nuova, occorre solo saperli sfruttare nella maniera migliore, ma soprattutto essere intraprendenti e fare il primo passo:
Ma il minimo comune denominatore in tutte queste azioni è eliminare le barriere e predisporsi conoscere gente nuova; le parole d’ordine devono essere
che, caso vuole, sono le regole per coltivare sane amicizie, che però cominceranno sempre con una semplice conoscenza e un’attitudine positiva a voler fare un percorso comune.
A quel punto le nuove amicizie faranno la magia: aiuteranno a sviluppare una nuova consapevolezza di sé, miglioreranno l’autostima e dissolveranno il senso di isolamento, innescando proprio quella spirale virtuosa che cancellerà, anche più velocemente di quanto si possa pensare, la solitudine.